venerdì 27 luglio 2012

il libraio


qualche giorno fa è mancato il signor Giordano. era sua la libreria Aleph a Palermo. e adesso non so.

uomo coltissimo e libraio indipendente, nel senso più profondo del termine: di colui che non afferisce ad alcuna catena di librerie; e che sceglie indipendentemente da - e spesso in aperto contrasto con - proposte editoriali main stream, roboanti best seller, effimeri instant book, e via così completamente infischiandosene del potere commerciale di queste e altre angliche doppie parolette che definiscono l'editoria dei tempi recenti.

era un libraio che sceglieva. che creava il suo personale discorso sul banco e sugli scaffali, accostando in modo originale e mai scontato piccoli (piccolissimi) e grandi editori, libri di catalogo e ultime uscite, volumi pregiati di gusto raffinatissimo e librettini utili da leggere in poco tempo.
capace come pochi di dare il consiglio giusto, di assistere il lettore, e anche di liquidare in modo sbrigativo e asciutto lo sprovveduto che gli avesse chiesto l'ultimo successo di vendite o che, peggio, gliene avesse tessuto le lodi.
soprattutto, sempre felicemente disposto a chiudere per un po' il volume in cui era immerso tutte le volte che entravamo in libreria, per parlarci di quello o di un altro libro, e per discutere, confrontare, approfondire, e regalarci perle di gustosa saggezza, o di ironia, se anche noi avessimo voluto passare in libreria un po' più del tempo necessario per l'acquisto.

questo tempo diverso era proprio parte della nostra decisione di andare da Aleph e non altrove, e non sul sito di una libreria online. un po' di tempo buono, per la conversazione, mentre ti aggiri tra gli scaffali e ti confronti con la scelta che un bravo libraio, di tradizione, di cultura, ha fatto per te, perché la mediazione è appunto questo.
il che accadeva ormai, negli ultimi tempi, alquanto di rado.
perché vuoi mettere gli sconti del grosso rivenditore? e vuoi mettere trovare tutto quello che cerchi con un solo click, tempi di spedizione dichiarati e rispettati? e vuoi mettere trovare tutto quello che cerchi con un solo click e averlo all'istante sul tuo lettore ebook?
a prezzo, è vero, di limitare l'acquisto a ciò che si cerca, appunto, e di rinunciare alla merce più preziosa che è possibile trovare in libreria, ovvero la scoperta casuale, l'inattesa apertura su orizzonti completamente nuovi.

così, lettori forti, anzi fortissimi ed esigenti, abbiamo vissuto negli ultimi mesi in questa contraddizione imbarazzante, di clienti che sanno cosa è giusto e utile da un lato, e che però dall'altro non possono - non sanno - rifiutare i vantaggi offerti da un cambiamento troppo profondo perché sia possibile ignorarlo.
cosa che il signor Giordano non faceva; era anzi ben consapevole dei processi in atto, dei guai e delle difficoltà e di quanto fosse dura inventarsi un nuovo modo di essere libraio. e che però sembrava lasciarlo in parte indifferente, parimenti consapevole che, in fondo, il suo l'aveva già fatto, i suoi clienti affezionati tornavano a trovarlo con una cadenza sufficiente per continuare a tenere aperta l'Aleph, e poi non sarebbe mancato molto alla pensione, e poi si sarebbe visto.

poi, però.
e invece.

un'altra riflessione seguirà, per mettere in ordine un po' di idee su libri e editoria.
qui invece fermo il senso profondo di una perdita. e la gratitudine.
buona serata, signor Giordano.


giovedì 12 luglio 2012

starfish and sea urchins: if self security is never enough


per chi crede che vivere in un'area marina protetta sia abbastanza, per sentirsi al sicuro.
e per chi (come me) pensava che scattare sott'acqua fosse semplice.

mercoledì 4 luglio 2012

folktales' night


quando Walter Benjamin descrive il narratore, di lui dice, tra molte altre cose in un breve saggio perfetto, che "il suo modello è l’uomo che sa orientarsi sulla terra senza avere troppo a che fare con essa".

non sempre si riesce a cogliere il senso più giusto delle parole di Benjamin, il significato esatto del suo divagante complesso argomentare. però a volte, in rare fortunate occasioni, può invece capitare di vivere situazioni uniche, che quel senso lo descrivono e realizzano proprio in quanto accadono.

è più o meno ciò che ci è successo, a me e all'amica di sempre, nella caldissima notte delle fiabe a Villa Amari, un giardino incantato dalle parti di mare, a Palermo.
l'idea era che i partecipanti al laboratorio sulla fiaba condotto da Alberto Nicolino concludessero il loro percorso narrando una storia, secondo una sequenza orchestrata in modo essenziale, in uno spazio incantevole e che, davvero, sembrava stare sulla terra senza però avere troppo a che fare con essa.

l'idea era questa. la realtà è stata invece un po' diversa.
perché nonostante l'inesperienza, o la timidezza, o la voce che all'inizio trema, o è troppo bassa, o le parole che a volte proprio non vengono, o il filo che a tratti si smarrisce: nonostante tutto questo, i narratori hanno narrato, la fiaba millenaria ci ha presi e portati altrove, la narrazione ha fatto l'incantesimo. ed è stato bellissimo.

soprattutto, per la prima volta mi è sembrato di vedere chiaramente alcune delle caratteristiche della fiaba che, da letture di proppiana, calviniana, rodariana memoria, conoscevo ma stavano laggiù in fondo, da qualche parte, mischiate e confuse con tante troppe teorie e teoriche.

primo: la fiaba è unitaria, il suo funzionamento è basato su una coerenza estrema, asciuttissima, addirittura rigida, che conduce l'immaginazione dritta al punto in cui la narrazione si scioglie. niente fronzoli, né divagazioni: i rami secondari sono secchi, e tolgono solo linfa alla pianta.

secondo: la magia della fiaba è nella parola. nel suo uso preciso, ripetitivo, che struttura e nello stesso tempo stuzzica la memoria, che àncora l'immaginazione nel momento stesso in cui le consente di spiccare il volo.

terzo: la fiaba è realistica, è crudele a volte. racconta la vita l'amore la malattia la vecchiaia la morte, spietatamente, senza abbellimenti, senza leziosaggini, senza moderni buonismi. non servono.

quarto: gli antichi, i contadini, le nonne tutte queste cose le sapevano, e nella narrazione tramandavano conoscenza e saggezza.

sempre secondo Benjamin, "l'arte di narrare volge al tramonto perché vien meno il lato epico della verità, la saggezza. Ma si tratta di un processo che ha origini lontane. E nulla potrebbe essere piú sciocco che vedere in esso solo un 'fenomeno di decadenza', per non dire un fenomeno 'moderno'; mentre è solo un fenomeno concomitante di forze produttive storiche, secolari, che a poco a poco ha espulso la narrazione dall'ambito del discorso vivo e insieme fa percepire una nuova bellezza in ciò che svanisce".

ecco. a me è sembrato che nella notte delle fiabe sia accaduta una cosa completamente diversa, che una saggezza codificata tanto tempo fa fosse di nuovo lì, in grado di parlarci e muoverci, e che al posto della nuova bellezza di ciò che svanisce ce ne fosse un'altra, antica e intatta.