martedì 12 giugno 2012

a breath of yellow wind


le estati di quando si è piccoli.
a ripensarci adesso prendono la forma fantastica di grandi bolle di aria fresca e luminosa, con un sacco di cose dentro.
ne trovo proprio oggi una bella descrizione di Tostoini, qui: "le biciclette, le magliette a righe, gli alberi su cui arrampicarsi, la frutta da mangiare, le ginocchia perennemente distrutte, le esplorazioni".
mesi interi in cui la vita prendeva un'altro ritmo, frenetico di avventure incredibili, e anche lentissimo, di lunghi pomeriggi caldi, a lasciar passare la noia e il tempo, scandito dal frinire incessante delle cicale in giardino.
avevo anch'io la frutta dagli alberi, le ginocchia sbucciate, e poi la capanna da costruire con le cassette della verdura e le coperte vecchie, e il libro delle vacanze, sempre ultimo dopo un sacco di altri libri, e i gelati, e i fumetti, e tanta acqua - acqua del mare, acqua della piscina, acqua da dare alle piante e anche un po' dovunque nell'orto del nonno.

ma io avevo una cosa che gli altri bambini non avevano: io avevo il miele (e occasionalmente anche sciami d'api a raccolta).
la smielatura cominciava presto la mattina. annunciata dal convergere a casa di tutta la famiglia, qualche giorno prima. il nonno coordinava i lavori, e mamma, papà, zie e zii di vario grado eseguivano obbedienti, ultimo anello della catena produttiva dopo che le operaie, e tutto l'alveare, avevano finito con le prime fasi.
trasporto dei telaini, disopercolazione col lungo coltello a lama piatta (e ciucciatura del miele rimasto nella cera a opera dei più piccoli di noi), smielatura nella grande centrifuga (e ciucciatura della colata di miele prima che arrivasse nel secchio), e poi filtratura, invasamento, etichettatura, e chiusura dei barattoli.
e le parole, a cercare di ricordarle con esattezza per trascriverle qui, aiutano a recuperare l'odore che aveva l'appartamento-laboratorio, e il sapore di quel miele, che non ho ritrovato più.

una volta ho disegnato le etichette per i barattoli: apine e cellette a matita.
una volta rientrando da un'avventura ho trovato la casa che ronzava. ronzava davvero, le pareti e il soffitto ricoperti di api, indispettite chissà perché.
una volta, per ciucciare la cera, la mia prozia (che non aveva proprio più l'età) ha messo in bocca anche un'ape, che l'ha punta sulla lingua facendola gonfiare così.

una volta in realtà non lo sapevo, quanto tutto questo fosse prezioso.



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