sabato 26 maggio 2012

la scrittura stropicciata


post noiosissimo, su cose vecchie.

ci ho messo un punto.
ho appena finito di scrivere un saggio da pubblicare su una rivista di studi internazionali. roba importante, si direbbe, e invece in realtà è solo uno strascico, uno sfilaccio, un arretrato dalla vecchia vita, quella che so che non è più per me (ma lo è mai stata?).

lo so già da un po' che così non funziona. non ci si può trascinare dietro il pensiero di un lavoro (che non è lavoro) per anni, raccogliere materiali per mesi, prepararsi mentalmente all'impatto in maniera sempre più intensa e sofferta man mano che la scadenza per la consegna si avvicina, e poi incatenarsi alla sedia e fare uno sforzo immane per tirare fuori dieci cartelline pulite, ordinate, e forse persino di qualche interesse (circoscritto, naturalmente, limitatissimo al ristretto novero di specialisti e appassionati). non è facile, poi, cercare di sciogliere il viluppo dei pensieri e della scrittura, che nel frattempo si è tutta accartocciata, stropicciata, raggrinzita perché è mancata quell'unica cosa essenziale, che è il credere in ciò che si fa (e che tramite la scrittura si dovrebbe voler comunicare). la passione si spegne, se non è nutrita, e non vale tentare di convincersi che se è passione autentica si alimenta da sé, per il solo fatto di essere. non funziona così, così è umiliante.

una persona cara, finissima lettrice, dice che si capisce che nella scrittura ultimamente mi manca l'entusiasmo, e ha ragione. le ultime cose che ho scritto cominciano con una reticenza manifesta, e poi riducono il commento, stringono asciugano e (arrancando) corrono, corrono verso la fine, verso il punto, quando posso finalmente ricominciare a respirare.

tempo fa ho letto di una bella proposta, l'autore e il luogo sono scivolati via nella memoria, ma la sostanza me la ricordo: suggeriva di includere, nei saggi di ricerca, anche il racconto di come è nata la ricerca, l'aspetto umano, intimo e finalmente autentico del lavoro che ha portato infine alla pagina scritta. ecco, quest'ultima volta ho provato a fare così, l'entusiasmo è perduto, ma almeno ho provato a dire il cuore ancora vivo e vero del come e del perché mi sono messa a scrivere, e la fatica, e i dubbi, e le risposte che non ho trovato, e il confine che non ho voluto oltrepassare, quando il commento sarebbe diventato un inutile blaterare su cose già chiare. e nell'astenermi dal fare critica letteraria, di quella deteriore, ho provato una sensazione strana, come se per un istante la scrittura si fosse finalmente dispiegata, allineata, e ripulita.

che sarà anche una delle ragioni per cui forse il saggio verrà respinto.

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